Terrorismo e nuove tecnologie

Di Marilisa De Nigris -

Nel corso della presentazione della Ricerca realizzata da ORFT in collaborazione con OSDIFE tenutasi a Roma il 21.6.2016 presso l’Aula dei Gruppi parlamentari – Camera dei Deputati – si sono susseguiti relatori che hanno discusso del terrorismo, fenomeno che incalza sempre più nella società attuale.
È stato ripercorso il tema dell’evoluzione del fenomeno terroristico che parte dall’attentato dell’11 settembre negli Stati Uniti alle Torri gemelle e prende in considerazione i nuovi scenari ad esso collegati ed al relativo contrasto senza tralasciare il mutamento degli scenari culturali e comunicativi che si sono susseguiti nel corso del tempo.
Particolari accenni sono stati rivolti al finanziamento o al modo di finanziamento del nuovo terrorismo ed ai mezzi di contrasto previsti tanto a livello internazionale, emblematico in questo contesto il ruolo della NATO, tanto a livello nazionale, così come si evince nella Legge dell’aprile del 2015.
Nel dettaglio, ripercorrendo rapidamente le tappe su citate, l’11 settembre è stato un evento storico che ha senza dubbio cambiato il mondo, ha dato inizio ad un cambiamento globale che ha portato alla nascita una nuova concezione dell’assetto del mondo non solo politico, ma anche economico, culturale e religioso.
L’11 settembre politicamente segna, forse, la fine dell’egemonia degli Stati Uniti nel mondo; economicamente, invece, coincide con la fine del “neoliberalismo”, processo che ha raggiunto il suo culmine con la crisi finanziaria globale del 2007-2010; culturalmente, pone le basi di un mondo non più dominato dall’idea di modernità propagata dal mondo occidentale, ma da visioni culturalmente molto diverse.
Gli attentati terroristici al World Trade Center hanno dato vita ad una sorta di scontro tra civiltà, arcaicità e modernità. Appare evidente, infatti, anche all’occhio più inesperto, il divario intercorrente tra il sistema chiuso e la modernizzazione. Infatti, a fronte di un sistema formato da regole comportamentali arcaiche, tipico della società islamica più arretrata ed integralista, che agisce avvalendosi dell’uso della violenza più esasperata e tracotante, spicca la modernizzazione di cui essi stessi si avvalgono attraverso l’uso della tecnologia volto al reclutamento degli “adepti” ed al finanziamento.
D’altro canto si è dimostrato che valori come libertà e democrazia sono elementi “essenziali”, di fatto quasi-religiosi, di ogni società, che vanno difesi ad ogni costo. Ma il punto forse più importante è che l’11 settembre segna l’inizio della fine dell’era “postmoderna”, di quella miscela di secolarismo ed esagerato nominalismo culturale che sin dagli anni Ottanta aveva identificato il mondo come un puro costrutto della mente umana, negando ogni forma di realismo e propagando come Illuminismo quella forma di radicale criticismo denominata “decostruttivismo”, che insieme al gusto per l’ironia dominava il discorso e la discussione pubblica nei Paesi occidentali.
Gli attacchi dell’11 settembre hanno cambiato questo “paradigma” culturale.
Infine, non possiamo non notare che gli eventi del 2001 hanno riportato in auge religioni confessionali non solo dell’Islam radicale che ha ispirato gli attacchi, ma anche in parte di un cristianesimo “di destra”. Si può affermare che i cambiamenti sono stati radicali e si sono concretizzati tra un occidente guidato dagli Usa e gruppi fondamentalisti islamici. Mentre l’interculturalità promuove la convivenza pacifica tra due sistemi di cultura, il multiculturalismo suggerisce una serie di sistemi di comportamento, di atteggiamenti e di costumi diversi, che mirano ad evidenziare le differenze e a bollare le altre culture, ad esempio quella islamica, come esotiche e, di conseguenza, lontane.
A ben vedere, quindi, l’11 settembre rappresenta un vero e proprio punto di rottura con il passato, come già detto, sia da un punto di vista economico-politico, sia religioso, ma senza dubbio si inserisce nell’ambito di un vero e proprio cambiamento culturale della società. Infatti, pur essendo un evento temporalmente accaduto nel 2001 non possiamo non notare che nell’arco di pochi anni si assiste ad un nuovo modo di comunicare, poiché l’avvento dei c.d. social network ha rivoluzionato l’intero mondo della cultura e della comunicazione: notizie più veloci, informazioni più rapide, potenziamento della reattività nelle eventuali risposte ad attacchi di tipo terroristico, ma di contro anche maggior capacità di proporre attacchi, nuove azioni per danneggiare il nemico, nuovi modi per innescare i possibili attentati.
Dunque, assistiamo ad un miglioramento da entrambi i lati con nuovi modus operandi.
Non a caso possiamo tracciare una sorta di linea, che partendo dagli attacchi alle Torri gemelle, giunge fino ai più recenti attacchi terroristici verificatisi in Europa.
A questo punto è d’obbligo porre in essere ulteriori specificazioni sul tema; infatti, a fronte del tradizionale modus operandi terroristico si è giunti ad una sorta di evoluzione di detto fenomeno che ha trovato la sua massima concretizzazione nell’avvento del c.d. Stato islamico. Detta organizzazione, infatti, si è posta non come una tradizionale organizzazione terroristica, ma come un’aggregazione del tutto nuova, in certa misura diversa rispetto ai canoni tradizionali, caratterizzata da una nuova concezione, un nuovo obiettivo, un nuovo ambito sociale. Basti pensare che il Daesh non si può definire, o ancora non si è autodefinito, come un gruppo terroristico, ma come un’aggregazione del tutto nuova tendente alla rinascita del c.d. califfato. Inoltre, appare evidente che sono cambiate le regole di ingresso e di partecipazione al “gruppo terroristico”, con nuovi modi di comunicazione, nuovi modi di reclutamento dei soggetti interessati a farne parte. Allo stesso modo lo Stato islamico si è contraddistinto rispetto al più datato gruppo egemone, Al Quaeda, perché caratterizzato non solo da una oscura forza iconoclasta, ma anche perché tendente a porre in essere e a gestire al meglio tutti i mezzi e le possibilità per raggiungere l’indipendenza e l’autosufficienza economico-finanziaria.
Altro punto di rottura rispetto ai canoni tradizionali è rappresentato dall’intensificazione del c.d. “elemento sorpresa”; infatti, l’attacco dell’11 settembre è stato attuato con una determinata modalità di azione che oggi sembra del tutto superata e gli attentati di Parigi, del Belgio o la strage di Orlando ne sono piena testimonianza. Una cellula coordinata, che utilizza i più moderni mezzi di comunicazione, aggredisce la folla provocando una carneficina e seminando terrore e smarrimento tra le persone in modo immediato e scioccante avvalendosi sia dei mezzi tradizionali (armi ed esplosivi), sia dell’effetto sorpresa (il non aspettarsi, il non ipotizzare neanche un attacco).
Il traffico dei beni culturali appare uno degli elementi predominanti della strategia economica dei nuovi terroristi; così come di nuova concezione appaiono i viaggi all’estero spesso e ripetutamente effettuati per i più svariati motivi da parte dei vari soggetti riconducibili al gruppo terroristico.
In questo contesto, nuovo ed inusuale, si pone in essere l’azione degli enti preposti alla difesa ed in particolare al fianco dei mezzi di contrasto tradizionali si devono considerare le nuove attività investigative, la nuova azione delle intelligence dei diversi Paesi.
L’azione della NATO, che da vecchia alleanza Atlantica nata per far fronte a pericoli che fino a poco tempo fa sembravano inesistenti, si pone e si propone come elemento di spicco in questa vicenda. Infatti, esso ha dimostrato più volte come abbia possibilità di giocare un ruolo non solo prettamente tattico-militare, ma anche di coordinamento delle azioni e comunque delle strategie difensive messe in atto dai Paesi occidentali aggrediti in modo esplicito dalla nuova minaccia terroristica.
La NATO negli ultimi vertici ha dimostrato come sia in grado di coordinare al meglio le forze sul campo, ponendo in essere una sorta di centro di comando idoneo a gestire la crisi.
Concludendo, il “nuovo terrorismo” rappresenta una minaccia del tutto nuova per il mondo occidentale e si differenzia fortemente rispetto al terrorismo di matrice interna di tipo estremista, che in Italia trovò il suo apice negli anni ’70 con le BR.
Bisogna, infine, sottolineare che seppur con molte difficoltà sta nascendo una sorta di gestione comune del fenomeno sia a livello europeo, con l’emanazione di nuove regole più restrittive e tendenti a favorire maggiori e più minuziosi controlli, sia a livello italiano-nazionale.
Il Ministro degli Interni italiano, infatti, ha dato vita a nuove strategie di pronto intervento con le quali poter far fronte ad eventuali attacchi terroristici; senza tralasciare comunque la prevenzione per impedire tali fenomeni. Nel dettaglio l’espulsione dei c.d. reclutatori, il tentativo di allontanare o comunque di dissuadere i c.d. Emam radicali nella loro attività di proselitismo e l’arresto ed il conseguente annientamento delle cellule terroristiche presenti nel nostro Paese sono solo alcune delle strategie contenute nel Provvedimento approvato nell’Aprile 2015 dal D.L 7/2015, convertito in Legge n.43 del 17 aprile 2015, che ha inasprito le pene per chi commette tali reati.

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