Respinto il ricorso contro il regime del carcere duro. Alfredo Cospito resta al 41 bis.

Di Marilisa De Nigris -

Il 9 febbraio scorso il Guardasigilli ha respinto l’istanza di revoca cui era sottoposto Alfredo Cospito, provvedimento impugnato successivamente di fronte al Tribunale di Sorveglianza di Roma.

Il 24 febbraio la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’anarchico in sciopero della fame da quattro mesi.

Cospito, accusato di due attentati, è il primo anarchico a finire al 41-bis o.p. misura disposta lo scorso maggio per quattro anni.

In carcere già da 10 anni per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, attualmente è detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano, dove è stato trasferito dal carcere di Opera, a causa delle precarie condizioni di salute.

Il Collegio della Prima sezione penale della Cassazione, riunitosi in Camera di Consiglio per decidere sul caso, ha stabilito che per Alfredo Cospito permarrà lo stato di detenzione secondo le modalità previste dal regime di carcere duro.

La Suprema Corte non ha accolto l’istanza della procura generale che nella requisitoria scritta aveva chiesto di annullare con rinvio, per un nuovo esame, l’ordinanza del tribunale di Sorveglianza di Roma del 1dicembre 2022 che confermava il 41bis o.p.

«Emerge nella motivazione dell’ordinanza impugnata – scriveva il procuratore generale Pietro Gaeta – una carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento con l’associazione, che lascia sopravvivere la stigmatizzazione difensiva secondo cui la condizione interclusiva speciale fosse giustificata solo dalla necessità di contenimento dell’estremismo ideologico».

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha subito dichiarato: “Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione. Come più volte illustrato in Parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza”.

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