L’ex terrorista Cesare Battisti declassificato a detenuto comune: le ragioni alla base della decisione dell’Amministrazione penitenziaria

Di Tommaso Palamone -

Il noto ex-terrorista Cesare Battisti, celebre per essere stato, durante gli anni di piombo, uno dei membri di spicco del gruppo sovversivo Proletari Armati per il Comunismo, è ora un detenuto comune.

Pochi giorni fa gli è stato notificato, presso la Casa Circondariale di Ferrara, dove sta scontando attualmente la pena dell’ergastolo, il provvedimento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria mediante cui è stato estromesso dal circuito penitenziario di Alta Sicurezza e, di conseguenza, “declassificato” a detenuto comune.

La decisione ha destato inizialmente scalpore e vibranti proteste da parte di alcuni esponenti politici, cui ha sicuramente contribuito un certo fraintendimento in ordine alle funzioni ed agli scopi dei circuiti penitenziari. Questi possono essere definiti quali entità logistiche, organizzate in interi istituti o sezioni, che trovano la propria ratio nella necessità di raggruppare la popolazione detenuta in gruppi omogenei, con l’obiettivo di ottimizzare l’organizzazione dei penitenziari, garantire un maggior livello di vigilanza su determinati gruppi di detenuti e di individualizzare i programmi risocializzanti per gli stessi.

Il sistema dei circuiti è, dunque, concettualmente diverso dai regimi carcerari, in quanto essi – istituiti con provvedimenti amministrativi e non previsti dall’ordinamento penitenziario – non dovrebbero teoricamente comportare alcuna ulteriore menomazione dei diritti dei detenuti.

Quanto al circuito dell’Alta Sicurezza, risponde a particolari esigenze di sicurezza legate alla natura dei delitti e del background criminale dei singoli detenuti.

Più precisamente, come chiarito dalla circolare del DAP n. 3619/6069 del 21 aprile 2009, l’intendimento dell’Alta Sicurezza va rinvenuto nella “necessità di impedire che la detenzione indifferenziata nel medesimo istituto, di detenuti comuni e di soggetti appartenenti a consorterie organizzate di tipo mafioso o terroristico, possa provocare fenomeni di assoggettamento dei primi ai secondi, di reclutamento criminale, di strumentalizzazione a fini di turbamento della sicurezza degli istituti”.

Ebbene, più in particolare, Battisti era sottoposto – prima della recente declassificazione – al c.d. sotto-circuito “As2”, destinato ai soggetti imputati o condannati per delitti commessi con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza (delitti di cui agli artt. 270, 210-bis, 270-ter, 270-quater, 270-quinquies, 280, 280-bis, 289-bis e 306 c.p.).

Chiara è dunque l’intenzione, nel caso di “As2”, di evitare che dal contatto tra questa categoria di detenuti ed il resto della popolazione carceraria possano derivare e proliferare pericolose attività di proselitismo e reclutamento.

Stante la natura meramente amministrativa dei circuiti penitenziari d’Alta Sicurezza, anche la procedura di declassificazione del detenuto compete all’Amministrazione penitenziaria.

La procedura prende avvio d’ufficio o su istanza di parte. In entrambi i casi, la direzione del penitenziario acquisisce le informazioni essenziali del gruppo ristretto di osservazione e trattamento, dopodiché esprime il proprio parere. Nel caso in cui questo sia positivo, l’ufficio avrà cura di assumere il parere della competente Direzione Distrettuale Antimafia e degli altri organi investigativi. La decisione finale spetta alla Direzione Generale Detenuti.

La procedura è ontologicamente concepita per raccogliere le necessarie informazioni in ordine all’attualità del collegamento del detenuto con l’associazione criminale di riferimento che rendano opportuna la permanenza nel sotto-circuito. Qualora detta “attualità” sia venuta meno, appare ovvio che anche i presupposti dell’inserimento del detenuto nei circuiti d’alta sicurezza vengano erosi.

Viene da sé, dunque, la problematicità derivante dalla permanenza all’interno dei circuiti “As2” di soggetti ormai detenuti da lungo tempo per delitti ricollegati alla cosiddetta lotta armata degli anni di piombo, fenomeno che ebbe il suo drammatico apice tra la fine degli anni ‘60 ed i primi anni ‘80.

Criticità sottolineata, altresì, nell’ultimo rapporto sulla situazione delle sezioni “As2”, elaborato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, secondo cui notevoli problematiche sorgono dalla permanenza in “As2” di soggetti che “per età e per distanza dalla commissione del reato e dalle stesse organizzazioni di riferimento (talvolta ormai non più esistenti) vive ormai una situazione che è ben poco riferibile a quella del periodo della commissione del reato”.

Il caso della declassificazione di Battisti appare, dunque, in linea con gli scopi e la funzione dei circuiti di Alta Sicurezza, tenendo conto del fatto che i titoli detentivi ad esso riferibili che, seppur teoricamente, legittimerebbero la sua permanenza all’interno di “As2”, non sono più – nell’ottica sopra descritta – attuali, visto il radicale mutamento delle condizioni socio-politiche odierne.

Il gruppo sovversivo cui Battisti era affiliato, i Proletari Armati per il Comunismo, è stato smantellato già al termine del ‘79, mentre le forti tensioni sorte durante i c.d. “anni di piombo” si allentarono, sino a non essere più percepite in modo così preponderante, nel corso del decennio successivo.

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