Golpe turco e reazione governativa
A qualche mese dall’ormai noto tentativo di Golpe, consumatosi nel luglio del 2016 in Turchia, è senza dubbio interessante analizzare alcune ipotesi relative alle cause di quanto accaduto ed ai possibili ed incerti sviluppi di tale situazione.
Atteso che ogni avvenimento importante si propaga, ormai, mediaticamente su larga scala, anche il Golpe turco è stato ed è tutt’ora oggetto di interesse e di studio da parte dei cronisti, dei politologi e delle élite storico-culturali occidentali.
A fronte dei sostenitori delle più svariate tesi tendenti a mettere in luce la falsità dell’atto stesso (non pochi sono ancora quelli che ritengono che il tutto sia stato organizzato dallo stesso Presidente turco) non possiamo non accettare che un colpo di Stato rimane pur sempre tale.
Seppur in brevissimo tempo, infatti, la situazione turca è degenerata provocando la morte di oltre 300 persone nell’immediatezza dei fatti.
Interessante, invece, è la situazione che viene ad evolversi tanto attualmente, quanto nel lungo termine. Sono ormai celebri e consolidate le “c.d. purghe” del Presidente Erdogan, che in breve tempo ha epurato gran parte della classe dirigente civile del suo Paese ed ha sostituito gran parte delle èlite militari; in tale ottica, recentemente, sono stati liberati oltre 30000 detenuti comuni per “far spazio” ai presunti golpisti.
Sulla scena internazionale, molto più vicina ai nostri interessi, non sono mancati i colpi di scena; infatti la Turchia rimane pur sempre un membro della NATO e soprattutto in questo periodo un alleato strategico, geograficamente parlando, degli Stati Uniti e comunque della coalizione occidentale nella guerra all’Isis.
La reazione turca, rispetto alle prese di posizione degli Stati Uniti e dell’UE che potremmo definire quantomeno ambigue, non si è fatta attendere. Inizialmente è stato vietato l’uso di una delle più importanti basi aeree presenti sul territorio turco ai mezzi della coalizione anti Isis, ma poi via via ci sono state prese di posizione e vere e proprie contestazioni tanto nei confronti di esponenti dei governanti europei, quanto di quelli statunitensi accusati di aver sostenuto e fiancheggiato quello che viene definito dal Presidente turco Erdogan il vero fautore del colpo di Stato , Gulen, che attualmente si trova in esilio proprio negli Stati Uniti. È stata chiesta formalmente l’estradizione di questa persona il che però non ha sortito gli effetti sperati dal governo turco e di contro in pochi giorni Erdogan ha riallacciato rapporti con il Presidente Russo Putin, gettando così nell’incertezza tanto i Paesi aderenti alla NATO che occidentali in genere, i quali hanno visto così venir meno un alleato strategico nella Regione, come già detto.
Inoltre, la reazione turca è stata anche molto incisiva rispetto ai rapporti con l’UE. In poco tempo, il governo di Ankara ha chiesto nuove garanzie di attuazione del patto di “libera circolazione” dei cittadini turchi all’interno dell’UE, come contropartita del far fronte ai massicci flussi migratori provenienti dalla Siria e da molte altre del medio oriente.
Dunque, in breve tempo, si è venuto a creare uno scenario del tutto nuovo, e per alcuni versi inedito, e comunque sicuramente destabilizzante rispetto ai già delicati scenari attualmente presenti nell’area medio orientale.
Sulla base della suesposta breve disamina possiamo porci alcuni interrogativi. Innanzitutto bisogna tentare di capire quale sarà il futuro politico e governativo di un Paese che corteggia l’occidente e particolarmente l’UE, ma che tende a mantenere ben salde e radicate alcune linee guida proprie di Stati islamici nei quali il percorso verso una modernizzazione etico-culturale ed un riconoscimento dei valori e dei Diritti fondamentali dell’individuo appare ancora lontano;
Alla luce dei nuovi sviluppi sullo scacchiere internazionale, sarebbe interessante conoscere e comunque utile chiedersi quale sarà la nuova impostazione di un Paese, che pur aderendo al Patto Atlantico, attualmente sembra avere maggiori interessi ed affinità con il primo e più inflessibile antagonista, ossia la Russia.
Tali temi sono in continua e rapida evoluzione, e potrebbero ben presto portare a scenari nuovi e non conoscibili nell’immediato, ma comunque degni di attenzione in quanto base di possibili stravolgimenti futuri.