¿Dónde están las mujeres?

Di Maria Rosaria Andreozzi -

¿Dónde están las mujeres? Heroínas en un mundo de hombres, esordio letterario di María Jesús Martín, è un libro in cui giornalismo narrativo prova a dare voce alle donne in un mondo in cui la leadership della sicurezza globale è ancora una prerogativa maschile.

L’autrice raccoglie le interviste e le riflessioni di venti donne, provenienti da 13 Paesi dell’America Latina e dell’Europa, conosciute a livello internazionale come leader nella lotta al crimine e, al contempo, impegnate ad affrontare le difficoltà derivanti dall’essere una donna in una posizione di responsabilità e di potere.

Inoltrandosi nella lettura, emergono problematiche che da sempre affliggono la vita delle protagoniste, come gli stereotipi legati al genere, la sindrome dell’impostore, la violenza, il femminicidio, la costante pressione di dover fare di più e meglio per avere credibilità nel mondo del lavoro. Come suggerito dal titolo, l’autrice denuncia la quasi totale assenza, nel ventunesimo secolo, delle donne nei più importanti vertici e riunioni internazionali in materia di giustizia e sicurezza – dove si dà per scontato che siano gli uomini a definire le politiche pubbliche – dimostrando che non è più possibile immaginare una realtà in cui vengono prese decisioni che influenzano il destino, la libertà, la sopravvivenza delle donne di tutto il mondo senza tenere conto delle necessità specifiche delle dirette interessate.

Quello che colpisce, all’inizio del libro, è la frase pronunciata da una delle intervistate, precisamente il tenente colonnello della Guardia Civil di Spagna, Silvia Gil: “Più di una volta ho avuto la sensazione che se fossi stato un uomo, molte delle cose che mi sono successe non sarebbero accadute”.  Credo che ogni lettrice che si imbatterà in questo libro si riconoscerà in questa frase.

María Jesús Martín riesce, a mio parere, in un’impresa ambiziosa, far sentire un senso di appartenenza e solidarietà tra donne provenienti da contesti socio-culturali e ideologici diversi. L’emotività, termine che per troppo tempo è stato sfruttato per dimostrare l’inadeguatezza delle donne in determinati ambiti, con l’autrice diventa intelligenza emotiva, una marcia in più per un leader cui è affidato il compito di elaborare politiche pubbliche.

Nonostante le intervistate abbiano visioni diverse su tematiche quali il femminismo e le quote di genere, tutte concordano sulla necessità di dare visibilità alla leadership femminile, per dimostrare al mondo, come afferma la stessa scrittrice, che non esistono politiche di giustizia e sicurezza efficaci senza l’attiva partecipazione delle donne nella fase di progettazione: la loro forza, creatività, dinamismo, innovazione, organizzazione, lungimiranza e intelligenza sono fondamentali per il cambiamento del mondo.

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