Tribunale Internazionale per il Libano: condanne per omicidio ex Presidente

Di Elena Valguarnera -

Intorno alle ore 13 del 14 febbraio 2005 un furgoncino Mitsubishi esplose in un quartiere di Beirut, la capitale del Libano, mentre passava il convoglio dell’ex primo ministro libanese Rafiq Hariri. Ventidue persone, tra cui lo stesso Hariri e nove sue guardie del corpo, rimasero uccise in un’esplosione che aveva la forza di una tonnellata di TNT. Hariri era un musulmano sunnita e secondo molti sarebbe presto tornato alla guida del governo. La sua uccisione fu un momento storico per il Libano: decine di migliaia di persone scesero in piazza per manifestare contro il governo e chiedere il ritiro delle truppe siriane che occupavano il paese da più di 29 anni. La posizione della Siria, da sempre profondamente coinvolta nella politica libanese, nonché sostenitrice del movimento estremista Hezbollah, fu messa in discussione. Dopo dieci anni dal suo assassinio, il Tribunale internazionale che si sta occupando del caso deve ancora arrivare a un verdetto e le indagini sull’attentato hanno provocato in diverse occasioni agitazioni e proteste in tutto il Libano.

Oggi, il Tribunale speciale del Libano ha annullato in appello la precedente assoluzione di due membri del gruppo sciita Hezbollah, sostenendo il loro diretto coinvolgimento nell’attentato del 14 febbraio 2005, statuendo che nel processo di primo grado erano stati commessi degli errori che avevano poi portato all’assoluzione dei due.

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