Il fenomeno internazionale del lobbismo tra democrazia partecipativa e traffico di influenze illecite

Di Alì Abukar Hayo -

The focus of regulations applying to international lobbying is based on two cultural premises. On the one hand, the idealistic approach views the State as a superior Entity that must necessarily be unbiased, and lobbying as a potential source of disturbance of the State’s authoritative acts; on the other hand, the empirical approach adopted by English-speaking countries consider lobbying a channel for allowing stakeholders to participate in the political decision-making process. Both these cultural approaches tend to influence lobbying activities in the European Union and its Member States, based on the general paradigm of holding stakeholder auditions before the Parliamentary committees; in English-speaking countries, lobbying activities, however, are not limited to auditions before the institutional bodies, but also involve direct participation in political competition. In Italy, the substantial lack of regulations heightens the criminal liability of lobbyists, which may be contained and downscaled by way of the proper – more restrictive – interpretation of the new offence referred to in article 346-bis of the Criminal Code, establishing a link between the criminal nature of an illegal agreement and the administrative acts of a public official.

Lo sguardo alla disciplina giuridica del lobbismo nella panoramica internazionale prende le mosse da alcune premesse culturali di fondo. Da un lato, la cultura idealistica rappresenta lo Stato come Entità superiore, necessariamente imparziale, e ravvisa nella lobby una potenziale fonte di turbamento degli atti d’imperio; dall’altro, la cultura anglosassone di stampo empirista ravvisa nella lobby un canale di partecipazione degli stakeholders alle decisioni politiche. Entrambe le culture influenzano la disciplina del lobbismo nell’Unione Europea e negli Stati membri, basata sul paradigma generale dell’audizione dei rappresentanti d’interesse da parte delle commissioni parlamentari; nell’area anglosassone, la lobby non finalizza la sua attività alla sola audizione istituzionale, poiché è configurata come un partecipe diretto della competizione politica. In Italia, la sostanziale assenza di regolamentazione accentua il rischio penale del lobbista, che può essere contenuto e ridimensionato solo mediante una corretta interpretazione, di stampo restrittivo, della nuova fattispecie di cui all’art. 346-bis c.p., connettendo l’offensività dell’accordo illecito agli atti del pubblico ufficiale di natura amministrativa.